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Colloqui in Giappone: incontriamoci al bar

Colloqui in Giappone

In Giappone si sostengono i colloqui al bar? Questa domanda non mi è mai stata rivolta da nessuno, ma sono io ad averla rivolta a chi viveva qua da tempo.

Appena trasferiti a Tokyo, quando cambiai la mia attuale città su LinkedIn mi arrivarono moltissime richieste di contatto da recruiters based in Tokyo. Fra questi, molti mi chiesero di inviare il mio CV, quindi lo feci e venni chiamata da varie agenzie. Uno dei recruiter mi disse “vediamoci a Shibuya, scegli tu un bar che ti piace ed andiamo lì”.

Colloqui nei bar…?

Un bar? Mi sembrava davvero una richiesta strana. Non che mi dispiacesse l’idea di andare ad un colloquio in maniera più rilassata, ma questa storia del bar mi sembrava particolare. Allora chiesi a chi viveva qui da tempo se fosse normale.

Sì, qui è abbastanza normale. Quando sarai a bere il caffè da qualche parte guardati intorno… ti accorgerai che ci saranno dei recruiters che fanno colloqui”. E tanto fu. Nei MacDonald’s – sì, a volte ci sono stata – negli Starbucks – sì, vado da Starbucks, e anche spesso – da Tully’s o qualsiasi altra caffetteria: ci sono loro, spesso indossando il completo nero, che fanno colloqui.

È ovvio che in tal caso si tratta di un primo colloquio conoscitivo, quindi non un colloquio formale.

La mia esperienza personale con i colloqui in Giappone

Ci vediamo a Shibuya, decido di andare in un bar che si trova sopra lo Tsutaya del famoso Crossing della capitale.

Colloqui in Giappone

Foto scattata mentre andavo a fare il colloquio, Shibuya

Ci sediamo in questo bar, ordiniamo e iniziamo a parlare del mio CV. Questo recruiter è molto simpatico, non è giapponese e vive in Giappone da poco.

Dopo qualche valido – lo ammetto – consiglio, i discorsi iniziano a cambiare tono… sembra quasi un discorso fra amici.

Vabbè – penso io – mica è una brutta cosa.

“Mica è una brutta cosa”… penso, ma non ne sono molto convinta. E più penso, meno me ne convinco.

Il recruiter è tuo amico? No

Eccomi che la consulente divento io – io che pensavo che tale ruolo gratuito mi spettasse solamente su Instagram, che ingenua. Lui inizia a raccontarmi della sua vita privata, della separazione, del perché ha scelto di trasferirsi qui anziché negli Stati Uniti. Un “Chi te l’ha chiesto?” ci starebbe tutto, ma penso “Bo, forse si sente solo”. Per carità, prima di giudicare a sproposito cerco di concentrarmi sul fatto che ho davanti un essere umano, oltre che il ruolo che impersona. Però io sono qui per un colloquio, ecco.

“Sai, io cucino benissimo, una volta magari venite a cena tu e tuo marito?”. Ah. Sì, certo.

Torno a casa. Sono io ad essere esagerata o è lui che manca totalmente di professionalità (nel migliore dei casi)? Non voglio precipitarmi a conclusioni, d’altronde mi ha detto che ha in mente due aziende di Tokyo a cui potrebbe interessare il mio CV, quindi vediamo come si evolve.

I messaggi del recruiter

“Tutto bene, sei arrivata a casa?”.

Io che leggo i messaggi

Io che leggo i messaggi

Il giorno dopo: “Ho mandato il tuo CV all’azienda, ti faccio sapere appena rispondono”. Messaggio del tutto inutile.

Il giorno seguente, sono a fare spesa e mi chiama. Peccato sia sabato mattina, e NO, non mi sembra normale che un recruiter mi chiami di sabato mattina per parlarmi di qualcosa apparentemente urgente ma di cui non ha alcuna certezza “Sai, sono quasi certo che l’azienda ti chiamerà, quindi è bene che ci vediamo prima del colloquio per preparare le eventuali domande che che ti verranno poste”.

No, mi dispiace, proprio non ci siamo.

Qualche giorno dopo mi scrive un messaggio “Buona giornata dell’amicizia!”. Al che rispondo che in realtà era una settimana prima – lol? – e decido di non rispondere più. Se ogni scusa è buona per scrivermi, mi sembra evidente che siamo ben oltre il limite.

Le conclusioni

Non ho mai più avuto nessuna notizia da parte di suddette aziende e da parte di tale recruiter. E meglio così, sinceramente.

Il mio episodio purtroppo non è un caso isolato, ma non dimentichiamo che ci sono anche moltissimi validi recruiters che fanno bene il proprio lavoro e senza doppi fini.

I colloqui al bar a Tokyo – non so se in tutto il Giappone – sono quindi una pratica abbastanza diffusa.

Inoltre: molte aziende di Recruitment lavorano anche con punteggi: quante più persone riescono ad intervistare, quanti più punti accumula il recruiter, indipendentemente dal fatto che la persona venga contrattata da qualche azienda. Questo succede anche per gli agenti immobiliari che ti fanno visitare le case sapendo già che non te le affitteranno mai , ma questa è un’altra storia da raccontare.

In ambo i casi, pozzinacciaccalli.

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