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Cercare lavoro in Giappone, cosa devi sapere

Ti stai chiedendo come cercare lavoro in Giappone? Sia che tu stia già vivendo qui o che ti stia solamente informando in generale su come fare per trasferirti in Giappone, questo articolo contiene informazioni utili, soprattutto se – come me – non parli giapponese.


Sai che lavoro svolgo io? Cercare lavoro. Eh già, perché cercare lavoro è esso stesso un lavoro. Uguale a “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere”. #uguale

Il mio è un lavoro straziante, specialmente da quando vivo in Giappone, questo Paese che a volte proprio boh. Sarebbe stato più facile andare ad Alghero in compagnia di uno straniero. Invece sono a Tokyo, sempre in compagnia di uno straniero.

Lo stile del Curriculum Vitae per cercare lavoro in Giappone

La frustrazione mi schiaffeggia ogni volta che invio un CV – cambiato già mille volte e minuziosamente redatto. C’è però un dettaglio che scopro fastidiare la conservativa cultura giapponese: il colore arancione. Eh no Bero, questo non te lo perdoniamo. Già li immagino impazzire all’arrivo di un CV diverso dagli altri. “Sarà forse un dépliant pubblicitario? Ahh, no. È una che vuole lavorare qua. No no no no. Inammissibile.” #machiè’stapoveretta #fuoridallacasa #immigrata

No, vabbè, sto esagerando. Al massimo lo ricicleranno insieme alla carta. Resta il fatto che il CV con i temi principali in arancione te lo puoi permettere solo se sei designer o imparentato con Lapo Elkann. Io non mi rivedo in nessuna delle due opzioni, quindi mi tocca modificare il CV. Immagina che addirittura al combini vendono un modello pre-compilato (in giapponese) da completare scrivendo a mano, proprio per evitare troppe personalizzazioni.

Ho urgenza di inviarne uno in particolare, quindi chiedo aiuto a una persona che vive qua da tempo. Mi risponde:

  • Togli tutti i colori. Il CV deve essere in bianco e nero, come un film di Wes Anderson. Triste come i giovedì senza gnocchi.
  • Dividi tutto per categorie, come quando monti i mobili di IKEA e c’è la parte dei 185 tipi di bulloni e viti. Dividi tutto.
  • Scrivi l’età. E non fregare.
  • Scrivi la nazionalità. Non valgono le frasi tipo “cittadina del mondo”, eh. #imprenditricedimestessa #universitàdellavita
  • Nella foto si deve vedere che indossi il completo, altrimenti vieni considerata poco seria. E quanto siete pesanti. Non ce l’ho il completo, nemmeno il giorno in cui mi sono laureata lo indossavo. Che mi invento? Ecco la soluzione: indossare una camicia bianco di mio marito, anche se mi sta enorme, ma tanto si vedrà solo una parte – mai avuta una camicia bianca da donna stile business – e una giacca nera – quella ce l’ho, per le occasioni speciali tipo quella ventina di colloqui che ho miseramente fallito nel corso degli anni. Scherzo, eh. Erano soltanto quindici. (E la giacca, comunque, non l’ho mai messa).

Le foto sono uscite così: una transizione al Giappone battezzata da mia madre con “quanto sei brutta“. Poi ha aggiunto “non sembri tu“, quindi, risolvendo rapidamente l’equazione, ho tirato un sospiro di sollievo:

foto per CV giappone

Una foto di prova per il mio CV

La giacca è leggermente raggrinzita sulle spalle, dato che non avendo nessun altro essere umano a disposizione ho dovuto usare il palo del selfie e cercare di sembrare abbastanza naturale. Ma faccio cagare comunque. Vabbè.

Come vestirsi per un colloquio in Giappone

Come sarà trapelato, in Giappone la formalità è importantissima. Non credo che riuscirò mai ad adattarmi, ma se pensate di venire qua a “differenziarvi” vi dico già che partite male, tendente a malissimo. L’unica cosa che si differenzia qui è la spazzatura.

Ieri ho sostenuto il primo colloquio della mia vita indossando un completo. Che esperienza unica. Ho potuto assaporare il brivido di sentirmi come in uno di quei film tipo “Il diavolo veste Prada”, o “Sex and the City”, anche se in realtà la protagonista è una poveraccia con la camicia a maniche lunghe in una città con 36 gradi all’ombra. E altolà al sudore. #ascellapezzata

Qualche giorno fa, mentre ero alla ricerca di questi panni da business woman, ho anche cercato di trovare un paio di scarpe adatte. Cosa posso dirvi…provenire dalla regione Marche e vedere questo scempio mi ha spezzato il corazón:

scarpe donna lavoro giappone

Scarpe business woman in Giappone

#DellaValledovesei #èbellocamminareinunaValleverde

Babba bia. Se penso che a casa dei miei ci sono ancora tutte le scarpe di mia nonna, e a confronto sono bellissime. E poi io ho un altro problema: il numero. Non possiedo un piede da fata – ma nemmeno da Cenerentola alta due metri – e faccio una fatica immane a trovare il mio numero. Le giapponesi hanno tutte il piedino da campionario.

Come cercare lavoro in Giappone

Qui i contatti personali valgono più di ogni altra cosa. Qualsiasi persona conosciate qui, può aprirvi una porta. A volte può anche generosamente sbattervela in faccia, o dirvi “grazie, non abbiamo bisogno di nulla!”, ma questa è una storia che si ripete in tutto il mondo.

Io ho sempre utilizzato LinkedIn per la ricerca, ma dipendendo dal settore in cui cerchiate lavoro, molti giapponesi non hanno la più pallida idea di cosa sia. E poi, per pronunciarlo fanno una fatica immensa. (Pensandoci bene, anche noi italiani non siamo da meno). #straziante

Le pagine web più utilizzate da noi stranieri sono GaijinPotJobs, Glassdoor, Indeed Japan, Craiglists.

Il biglietto da visita è ancora un must

Una cosa davvero in voga qui, Paese super tecnologico con treni che rompono la barriera del suono e il tuo portafogli – dato che i viaggi con gli Shinkansen costano più o meno un rene – è il biglietto da visita.

Tu: Daje Bero ma che dici… Quello di carta?
Io: Sì.
Tu: Quello che da noi si usava dieci anni fa?
Io: Sì.

Qui si scambiano i biglietti da visita – chiamati “meishi”  al primo incontro. Guardate che non è una scemenza, qui ci tengono sul serio. Esistono delle regole per lo scambio dei suddetti, e bisogna mostrare un particolare interesse nella ricezione, come mostrato nel seguente, allegrissimo video:

 

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