Se stai leggendo questo articolo, è molto probabile che tu abbia già in testa l’idea di venire a studiare in Giappone.Ciò che leggerai in seguito, si riferisce unicamente allo studio della lingua giapponese, escludendo qualsiasi tipo di master, college o università.
La mia “storia”
Faccio una premessa: anche se vivo qui, non posso vantare di avere un buon livello di giapponese, anzi… tutto il contrario. Ma ognuno ha le sue motivazioni e situazioni.Mi sono trasferita con mio marito, che aveva ricevuto una buona offerta di lavoro qui. Sono quindi approdata in questa Terra con un visto dependent, per cui il mio processo è stato diverso da quello di chi arriva con il visto studentesco; nonostante ciò, ho deciso di trascorrere il primo anno come studentessa.Sai che interesse avevo nel Giappone e nella lingua giapponese? Nessuno. Questa è la verità. Avevo lasciato il mio lavoro ed ero partita all’avventura: tutto quello che sarebbe arrivato di conseguenza, l’avrei accolto a braccia aperte. Tutto meno che il natto, sia chiaro.Siamo partiti a maggio 2017, ed a gennaio 2017 avevo scoperto che il giapponese aveva tre alfabeti: questo era il mio livello. Secondo te, come avrei potuto vivere in Giappone senza sapere nemmeno una parola? Sarebbe stata una pazzia.Sapendo che sarei rimasta per un tempo più o meno lungo, non aveva senso non poter comunicare con la gente locale. Quindi, posso raccontarvi com’è stato per me studiare in Giappone.La mia esperienza di studio
Ho pensato di iscrivermi una volta arrivata qui a Tokyo, non prima, perché non sapevo nulla del sistema lavorativo e di quanto sarebbe stato difficile o facile trovare un impiego senza la conoscenza della lingua. Ora lo so: è difficile.Non avendo la più pallida idea riguardo le scuole di lingua giapponese, mi sono rivolta a coloro che vivevano qui da tempo. La mia scelta si è basata unicamente sul feedback di chi conoscevo: mi è andata bene, ma se potessi tornare indietro, preferirei poter valutare più fattori: ad esempio, una scuola che non puzzasse di muffa. Dirai tu “Ma dai!”. Ed io ti rispondo che quando ho visto le scuole degli altri mi sono mangiata le mani.Ma torniamo alla mia esperienza. Un anno di scuola, dal lunedì al venerdì, tre ore e venti minuti diurni. Sin dal primo giorno di scuola, il giapponese era d’obbligo. Volevi parlare inglese? Cavoli tuoi: i professori non lo parlavano, non rispondevano o facevano finta di non capire.Tu mi chiederai “E come cavolo hai fatto?”. La risposta è “Bo!”. Scheeeerzo: avevo un foglietto con le frasi chiave, di cui la pronuncia scritta con i nostri caratteri e tradotte in inglese. Ahah. Giuro.Ogni scuola ha il suo metodo, ma in molte si utilizza questa full-immersion nella lingua giapponese: è come se tu fossi un bimbo che deve imparare ad associare ogni parola ed ogni verbo ad oggetti, situazioni ed azioni.All’inizio ero frustrata, pensavo di aver scelto male, invece mi sbagliavo: ad oggi ti dico che, per me, quello è il metodo migliore in assoluto.Ho iniziato la scuola a luglio 2017: a dicembre 2017 ricevevo il mio certificato N5 e a luglio 2018 fallivo l’N3 per dieci punti. Vabbè, l’N3 non è una passeggiata: anche se non ho raggiunto il punteggio minimo, il risultato era per me molto soddisfacente. Se me l’avessero detto un anno prima, non ci avrei di certo creduto. Anche perché probabilmente me l’avrebbero detto in giapponese, e quindi non avrei capito.Studiare in Giappone ti aiuta a conoscere anche altre culture
Dipendendo dalla scuola che sceglierai, gli studenti provengono da zone diverse. Nella mia c’erano molte persone provenienti dallo Sri Lanka, Mongolia, diversi paesi d’Europa e Sud-Est Asiatico.Durante le lezioni, gli insegnati cercavano sempre di coinvolgere noi studenti per condividere con gli altri gli aspetti della propria cultura. A me è piaciuto un sacco, forse è uno dei fattori che mi ha dato quella motivazione che all’inizio mi mancava.
Io e i miei compagni di studio della Yoshida Institute